Calamità naturali e “solidarietà” UE

Si legge sul sito dell’Ansa di ieri che il Vicepresidente del Parlamento europeo David Sassoli si dice scandalizzato perché alcuni paesi (Germania, Finlandia, Danimarca, Austria, Regno Unito e Svezia) “hanno deciso di andare a lucrare” in una situazione di terremoto dopo che il Consiglio ha rivisto al ribasso la proposta della Commissione europea  e del Parlamento europeo di finanziamento, dal 100% al 90% delle spese di ricostruzione con fondi europei. 

Ora i trattati UE per quel che riguarda la solidarietà,  all’articolo 4 comma 2 prevedono non solo l’uguaglianza tra Stati membri davanti ai trattati e il rispetto della loro identità nazionale “insita nella loro struttura fondamentale, politica e costituzionale, compreso il sistema delle autonomie locali e regionali,” ma il rispetto delle “funzioni essenziali dello Stato, in particolare le funzioni di salvaguardia dell’integrità territoriale, di mantenimento dell’ordine pubblico e di tutela della sicurezza nazionale. In particolare, la sicurezza nazionale resta di esclusiva competenza di ciascuno Stato membro.”

In assenza di una definizione precisa e ufficiale del concetto di “sicurezza nazionale”, si può dire che le calamità naturali o provocate dall’uomo rientrano decisamente nella lista degli eventi idonei a mettere in pericolo l’integrità territoriale e la sicurezza nazionale? E che sono funzioni essenziali dello Stato la salvaguardia dell’integrità terrritoriale e la tutela della sicurezza nazionale anche onde evitare problemi di ordine pubblico? Direi proprio  di si.

Ora, la solidarietà in ambito europeo in questi casi è definita dall’articolo 222 del TFUE (Trattato sul funzionamento dell’Unione europea), che dice in breve che l’Unione e gli Stati membri agiscono congiuntamente in uno spirito di solidarietà qualora uno Stato membro sia oggetto di un attacco terroristico o sia vittima di una calamità naturale o provocata dall’uomo.

“L’Unione mobilita tutti gli strumenti di cui dispone, inclusi i mezzi militari messi a sua disposizione dagli Stati membri (…) per prestare assistenza a uno Stato membro sul suo territorio, su richiesta delle sue autorità politiche, in caso di calamità naturale o provocata dall’uomo e gli altri Stati membri, su richiesta delle sue autorità politiche, gli prestano assistenza. “

Ciò va fatto con una decisione adottata dal Consiglio su proposta congiunta della Commissione e dell’Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza:  a proposito dove è la Mogherini?

Quindi la solidarietà in caso di terremoti va mobilitata con “tutti gli strumenti di cui dispone” l’UE  e “su richiesta delle autorità politiche” dello Stato membro mentre gli altri Stati membri, sempre su richiesta dello stesso Stato, “gli prestano assistenza”. Laddove richiesta da uno Stato membro, la “solidarietà” è un obbligo, non è un optional.

Ora cosa vediamo invece? Che la “concessione” della “flessibilità” era un flop perché era praticamente d’obbligo da parte delle istituzioni e non come è stato fatto, con un tira e molla e tanti ricatti impliciti sulle eventuali riforme strutturali e quant’altro, e pagamento del conto con l’aumento delle tasse, oppure con la richiesta scandalosa e inaudita di maggiori privatizzazioni.

Vediamo anche che cinque Stati membri hanno ritenuto di non accordare il 100% dei finanziamenti e di ridurli al 90%, “lucrando” per l’appunto su una calamità naturale di un altro Stato membro, allorquando, se l’Italia ne ha fatto la richiesta, sarebbe un obbligo di mantenere il 100%. Ricordiamo quali sono questi paesi, che sembrano anche quelli che paradossalmente hanno meno problemi economici: Germania, Finlandia, Danimarca, Austria, Regno Unito e Svezia.  

E possiamo desumere due cose importanti dagli articoli dei trattati: la prima è che tali finanziamenti e “assistenza” intervengono su richiesta delle autorità politiche dello Stato membro, la seconda è che rimangono salve le funzioni essenziali dello Stato, di salvaguardia dell’integrità territoriale, di mantenimento dell’ordine pubblico e di tutela della sicurezza nazionale, quest’ultima di esclusiva competenza nazionale, come visto sopra.

Quindi se l’assistenza arriva assortita di ricatti inaccettabili, come l’aumento della fiscalità o la richiesta di maggiori privatizzazioni come condizione per accettare il DEF, basta non accettare tale “assistenza”, ossia non chiederla proprio e agire di conseguenza riprendendoci la piena funzionalità dello Stato secondo quanto descritto nell’articolo sulla moneta parallela e previsto dai trattati stessi. 

Nicoletta Forcheri 30.03.2017

 

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