Bitcoin e il suo precedente del XVI secolo, l’Ecu de Marc

La promessa più azzardata del Bitcoin potrebbe consistere non nell’essere una valuta, ma un riavvio di reti finanziarie complesse le cui origini e pratiche risalgono a 500 anni fa.
“Se la storia è una guida, è qua che risiede il potenziale reale del bitcoin: nella sua tecnologia ibrida di strumento di pagamento. Come dimostrano i banchieri mercanti medievali, un nuovo mezzo brillante di registrare e di verificare i trasferimenti monetari può essere un evento rivoluzionario, non solo economico, ma politico.”
Si tratta di piattaforma, di protocolli, non la valuta. La MONETA va e viene (come sempre, mi dispiace ma anche il $ americano se ne andrà, non SOLO oggi), ma le regole dell’impegno SOCIALE rimangono le stesse, mosse dalla necessità a lungo termine di fare cose secondo le NOSTRE stesse condizioni.
Si legga sotto, potrà suonare familiare:
“I mercanti iniziarono a contare i loro debiti gli uni verso gli altri nella loro unità di conto privata, internazionale — l’écu di marc. Non avevano bisogno di coniarla per rappresentare la nuova moneta, questo era il gioco di ieri. Invece ostentavano lettere di cambio — scritture contabili di saldi creditizi. Tale era la fiducia che ognuno aveva nell’altro che non era richiesto alcun collaterale per coprire questa cartamoneta senza Stato – un conclave trimestrale alla grande fiera di Lione, dove i saldi positivi potevano convenientemente essere compensati. Fu una realizzazione straordinaria, niente meno che la creazione di una moneta privata per effettuare i pagamenti su scala continentale. Non era insolito, scrisse un osservatore dell’epoca, vedere “un milione di lire saldate in una mattinata, senza un solo soldo che passasse di mano in mano.”

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